“È emergenza conti per le scuole materne, ma da Regione contributi insufficienti”

Tratto da varesenews.it

«La Lombardia è in Italia tra le Regioni più avare di contributi economici verso le Scuole Materne paritarie, che sono la maggioranza delle strutture per l’infanzia attive nei nostri territori. Il risultato è che il numero di scuole materne disponibili rimane insufficiente e che molte di esse versano in difficoltà economiche, con i loro amministratori impegnati nella missione sempre più difficile di tenere basse le rette e garantire un servizio adeguato», dice Giuseppe Licata, consigliere regionale di Italia Viva, ex sindaco di Lozza.

«Tra due settimane le Scuole Materne riapriranno i battenti, un servizio di fondamentale importanza sul piano educativo e di sostegno ai genitori che devono conciliare il lavoro e la gestione dei propri bambini. In un’epoca di denatalità, queste strutture rivestono evidentemente un ruolo concreto nello sviluppo sociale ed economico del nostro Paese e non possono diventare un lusso per i pochi che se le possono permettere. Il problema è che in Lombardia, specie nei tanti comuni medio piccoli, le scuole materne pubbliche sono pochissime. Così le scuole materne paritarie, cioè quelle sostanzialmente private, non rappresentano un servizio aggiuntivo rispetto a quello pubblico, ma l’ossatura del servizio stesso, gestite spesso da volontari che si spendono con generosità per tenerle aperte, facendo i salti mortali per far quadrare i conti, resi sempre più risicati dall’inflazione, dai costi dell’energia e dalla necessità di investimenti per ottemperare agli standard giustamente richiesti dalla legge».

Continua Licata: «I bilanci di queste strutture si reggono sulle rette pagate dalle famiglie, sulla beneficienza e sui contributi concessi dal Comune e dalla Regione. Ma mentre i Comuni si dimostrano più consapevoli dell’emergenza che stanno vivendo le scuole materne paritarie, la Regione continua a non rispondere alle loro istanze, insistendo ormai da anni a non incrementare i contributi annuali».

«Per queste ragioni – conclude Licata – nel corso dell’ultimo Consiglio Regionale prima della pausa estiva, ho presentato un emendamento chiedendo urgentemente l’incremento delle risorse che Regione Lombardia concede annualmente alle scuole materne paritarie. Emendamento che è stato bocciato dalla maggioranza di centro-destra, senza probabilmente essere stato neanche preso in considerazione, come tutte le proposte arrivate dalle opposizioni nel corso della sessione di assestamento di bilancio. Ma il problema rimane ed è sempre più urgente intervenire. Oggi ho fatto formale richiesta alla Commissione regionale competente di chiamare al più presto in audizione la FISM, associazione di rappresentanza delle scuole materne, affinché Regione ascolti le loro ragioni e prenda finalmente in carico il problema».

Licata interroga la Regione sul Trasporto Pubblico Locale: “Fuori dai grandi centri urbani servizi di trasporto inadeguati”

Tratto da varesenews.it

Così come annunciato in campagna elettorale il neo consigliere regionale Giuseppe Licata interroga la Regione sul Trasporto Pubblico Locale, giudicato dall’esponente di Italia Viva gravemente inadeguato.

Il consigliere è intervenuto in aula al Pirellone martedì 2 maggio proprio per sollevare il problema: “Fuori dai grandi centri urbani i servizi di trasporto pubblico sono frammentati, poco frequenti e non organizzati in ottica di intermodalità – ha spiegato Licata – , i bus urbani continuano a fermarsi inesorabilmente al confine delle città non servendo i comuni e le aree limitrofe, i collegamenti con le stazioni sono spesso inesistenti e da diverse aree della Lombardia l’unico modo per andare in aeroporto è farsi accompagnare in auto. Queste sono solo alcune delle criticità del trasporto pubblico locale in Lombardia, a danno dei cittadini, delle imprese, dell’ambiente e in generale dello sviluppo sociale ed economico”.

l consigliere è andato anche oltre: “Perché la Regione non interviene? – si chiede -. Perché le Agenzie TPL, appositamente create dalla Regione nel lontano 2012, non realizzano i progetti di potenziamento ed efficentamento della mobilità locale e da 11 anni rinviano le gare di affidamento dei servizi di trasporto? Questo immobilismo, segno distintivo della destra che governa il Paese e Regione Lombardia, non ce lo possiamo più permettere. I Programmi di Bacino sviluppati delle agenzie TPL rimangono solo sulla carta, lasciando il trasporto pubblico locale in un limbo di inammissibile arretratezza. La stessa Regione ha individuato nell’indizione di gare pubbliche di bacino o di ambito territoriale lo strumento per la realizzazione dei Programmi di Bacino e quindi per il miglioramento della qualità dei servizi di trasporto, ma ad oggi l’unica iniziativa concreta della Regione è quella di continuare a rinviare i termini delle gare senza alcuna strategia alternativa o prospettiva futura”.

Nella sua risposta, l’Assessore ai Trasporti, Franco Lucente, ha illustrato le complesse procedure che regolano la materia e i motivi per cui le Agenzie per il Trasporto Pubblico Locale non hanno ancora provveduto agli affidamenti. L’Assessore ha condiviso le preoccupazioni circa la qualità complessiva del servizio di trasporto locale e ha comunicato che le preinformative per le gare sono state pubblicate sulla Gazzetta Europea e che l’iter è dunque ormai avviato.

Risposta che Licata ha reputato insoddisfacente: ”L’Assessore ha scaricato sulle stesse Agenzie TPL, sulle norme statali, sulla pandemia e sulla carenza di risorse le ragioni dei ritardi delle gare e dell’inadeguatezza del sistema dei traporti lombardi, sostanzialmente deresponsabilizzandosi e confermando l’immobilismo della Regione e soprattutto l’assenza di una prospettiva futura. Il contrario di quello di cui hanno bisogno i cittadini Lombardi. Continuerò insieme al Gruppo Italia Viva – Azione – Renew Europe a chiedere a questo Governo regionale di prendersi le proprie responsabilità”.

Fuga sanitari in Svizzera, Licata (IV): «Sconfortante la risposta di Bertolaso alla mia interrogazione»

Tratto da Varesenoi.it

In questi giorni anche la stampa nazionale si è occupata della carenza di personale infermieristico e sanitario, dopo che la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche “FNOPId” ha reso note le dimensioni del problema: a livello nazionale mancano circa 70mila professionisti, il 45% al Nord, il 20% al Centro e il 35% al Sud.

Facendo un focus in Lombardia, l’OPI “Ordine Professioni Infermieristiche” ha denunciato una carenza in Lombardia di circa 9.500 infermieri, di cui 3.500 nelle RSA, 4.500 nelle strutture sanitarie e 1.500 infermieri di famiglia.

Nel mese di settembre la Commissione Sanità di Regione ha invitato ed ascoltato i referenti di settore(gli ultimi verranno ascoltati nella seduta di domani), dai presidenti degli Ordini delle varie province passando per i sindacati e gli istituti di formazione per raccogliere informazioni. Tra le tante cose, è emerso che la retribuzione degli infermieri dipendenti nel 2020 risulta inferiore al salario medio di tutti i lavoratori.

Una fase di ascolto quella svolta in Commissione Sanità a cui però dovranno seguire delle azioni concrete, di cui tuttora non c’è ombra.

Giuseppe Licata, Consigliere Regionale del Gruppo Azione Italia Viva, si è fatto portavoce di un’interrogazione indirizzata all’assessore Bertolaso: “Nell’interrogazione – spiega Licata – abbiamo posto per iscritto tre semplici domande: quali sono i dati lombardi riferiti alla carenza di personale infermieristico articolati per singola provincia; quali azioni Regione Lombardia ha promosso nell’ultimo triennio per ridurre la carenza di personale infermieristico, a partire da quello operante nel SSR, e quali sono stati ad oggi i risultati ottenuti. Ho chiesto inoltre se Regione Lombardia, in sede di confronto con i competenti Ministeri, intende proporre l’utilizzo di una quota del Fondo previsto dal nuovo accordo fiscale Italia – Svizzera per la realizzazione di misure incentivanti, anche a carattere di welfare (alloggi, asili nido, ecc…) da destinare al personale medico e infermieristico che risiede e lavora nei Comuni italiani di confine”.

Nella giornata di ieri è arrivata la risposta dell’Assessore Bertolaso che però non ha convinto né il consigliere Licata né gli altri esponenti del gruppo “Azione Italia Viva”. “Leggendo la risposta – chiude Licata- l’Assessore ammette l’esistenza del problema, ma non indica quali iniziative intenda proporre. Dice di essere d’accordo con l’utilizzo dei fondi frontalieri, ma non come raggiungere l’obbiettivo.

I dati allegati alla risposta sono parziali ed incompleti, evidentemente la Regione non ha chiarezza nemmeno dei fabbisogni di personale sanitario nei Gruppo Azione – Italia Viva – Renew Europe Consiglio Regionale della Lombardia – Palazzo Pirelli Via Fabio Filzi 22 – 20124 Milano territori. Ne esce un quadro fumoso quanto sconfortante e la conferma della difficoltà di questo Governo regionale a mettere a terra azioni concrete ed incisive per risolvere le emergenze del sistema sanitario regionale”.

Patentino digitale, stop cyberbullismo

Intervista di Barbara Zanetti su La Prealpina

Cyberbullismo: il fenomeno coinvolge soprattutto giovanissimi. Secondo dati diffusi dal Ministero della Salute, riguarda in larga parte gli 11-13enni. Ne è prigioniero e vittima una quota agghiacciante di ragazzi: il 17,2 per cento dei maschi e il 21,1 delle femmine. Un allarme «che è sempre più diffuso e preoccupa sempre di più istituzioni e politica», spiega Giuseppe Licata, consigliere regionale del gruppo consiliare “Italia Viva – Azione – Renew Europe”. Licata è primo firmatario di una mozione, votata dal consiglio regionale, che prevede l’istituzione del Patentino Digitale nelle scuole medie della Lombardia, come prima fase di sperimentazione da estendere successivamente alle superiori. In provincia di Varese, su slancio dato dal prefetto Salvatore Pasquariello, nei mesi scorsi è stato firmato il protocollo d’intesa per le buone prassi a scuola finalizzate a contrastare fenomeni di dipendenza, bullismo e bullismo. E proprio cyberbullismo e utilizzo improprio di internet e smartphone possono essere contrastati partendo dalle istituzioni educative: la scuola e le famiglie, alleate. Da qui l’idea, anche coinvolgendo altri enti e associazioni, di promuovere «il progetto del Patentino Digitale che dovrà essere innestato nelle attività scolastiche, con modalità che saranno oggetto del lavoro che si svolgerà in rete con l’Ufficio Scolastico Provinciale». E vista l’età media così bassa, per la popolazione a rischio, si parte con l’idea di istituire corsi di formazione proprio alle medie. Il Patentino non sarà una limitazione all’utilizzo di Internet, «ma una certificazione di consapevolezza per tutti i giovani che verranno coinvolti». Spiega Licata: «Penso a uno strumento di educazione digitale per ragazzi e ragazze, per contrastare fenomeni di devianza come il cyberbullismo, attraverso la diffusione delle necessarie competenze, la sensibilizzazione sui rischi di un utilizzo scorretto dello smartphone e la promozione della responsabilità e della legalità.
Sempre più giovani e giovanissimi utilizzano la rete e i dispositivi digitali, strumenti che
rappresentano una importantissima risorsa se utilizzati consapevolmente e nella giusta
misura, ad esempio per ragioni di studio, di socialità, di creatività o di svago. In caso contrario, uno smartphone nelle mani di un minore può diventare un’arma in grado di nuocere se stesso e gli altri». I rischi per i ragazzini «provengono anche dai contenuti pornografici o violenti facilmente visualizzabili su Internet, che spesso inducono a comportamenti di emulazione, discriminazione fino ad arrivare a veri e propri reati.»
Il Patentino Digitale è un riconoscimento che dovrà essere rilasciato dalla scuola agli alunni
che hanno partecipato a specifici corsi di educazione digitale e di promozione di un uso responsabile della rete, dei social e dello smartphone. In questi percorsi dovranno essere
coinvolti anche i genitori, «che sempre più frequentemente chiedono supporto per riuscire
a fronteggiare le sfide educative di questa epoca». È un progetto che in Lombardia potrà essere sviluppato con un lavoro di rete tra istituzioni, con l’Ufficio Scolastico Regionale in
prima linea e e il Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni). La richiesta iniziale di
stanziare risorse per il progetto è stata ritirata in seguito alla garanzia della presenza di fondi a bilancio per progetti educativi nelle scuole. La mozione è stata dunque approvata dal consiglio regionale all’unanimità.
Barbara Zanetti

Verso il Congresso: “Il bipolarismo ha fallito, la vita non è migliorata”

Intervista di Nicola Antonello su La Prealpina

Com’era Italia Viva in provincia di Varese quando ha cominciato? E come la lascia?

Sono stato il Coordinatore di Italia Viva in provincia di Varese dal momento della sua fondazione nel 2019, indicato dall’On. Gadda, a cui sono grato per la fiducia e con la quale ho condiviso in questi anni un percorso di impegno politico e progetti per il territorio. Insieme a tanti militanti, che oggi ringrazio per il fondamentale supporto, abbiano portato avanti un lavoro entusiasmante di costruzione di una comunità politica e di una rete di riferimenti nelle diverse aree della provincia. Da subito, abbiamo concentrato il nostro lavoro sull’ascolto dei cittadini, dei sindaci, delle associazioni, delle imprese e sulle proposte da portare a livello locale e nazionale. Oggi Italia Viva è un interlocutore autorevole, in provincia di Varese e in Regione come in Parlamento, che dà costantemente un importante e riconosciuto contributo di buona amministrazione e progettualità, parole sconosciute a tanti altri partiti.

Obiettivi raggiunti? Obiettivi di cui non è pienamente soddisfatto?

Abbiamo eletto nostri rappresentanti nei grandi Comuni, come Varese e Busto Arsizio, in numerosi medi e piccoli Comuni, in Provincia e recentemente il sottoscritto in Regione, oltre che l’On. Gadda in Parlamento dove ricopre importanti incarichi. Si è formato un bellissimo gruppo Giovani, ragazze e ragazzi molto appassionati e preparati che hanno la possibilità di incidere davvero nelle decisioni e contestualmente fare delle preziose esperienze di crescita umana e politica. L’organizzazione provinciale è diventata negli anni sempre più strutturata ed efficiente, nell’ottica di un partito che deve essere strumento di partecipazione, impegno diretto dei cittadini, crescita economica e sociale e quindi benessere per le persone. Penso dovremo migliorare ancora la nostra comunicazione, dato che molti di quelli che vengono bene informati sui nostri progetti e il nostro modo di intendere la politica dopo ci sostengono convintamente.

Ora come funziona, ci sarà un congresso provinciale? Qual è, secondo lei, l’identikit del suo successore?

Il 15 ottobre si terrà il Congresso che eleggerà, con il voto dei tesserati, il Presidente nazionale, i coordinatori regionali e quelli provinciali. Nel nostro partito provinciale ci sono molte figure che hanno le giuste qualità per ricoprire al meglio il ruolo di coordinatore. Anzitutto, la capacità di incanalare le tante energie e competenze presenti nel partito verso il conseguimento di risultati concreti a favore delle nostre Comunità e del territorio, in una fase storica di grandi incertezze a livello nazionale ed internazionale, che si traducono in disoccupazione, inflazione e gravi difficoltà per cittadini e imprese. Ovviamente, non farò mancare in nessun momento il mio sostegno al prossimo coordinatore provinciale.

Italia Viva, secondo lei, come deve muoversi per radicarsi meglio sul territorio? E’ vero che ha importanti rappresentanti al Parlamento e in Regione, ma fatica a un po’ a radicarsi (faticano un po’ tutti i partiti, per la verità)

Stiamo coltivando un rapporto di collaborazione con il mondo dell’associazionismo e con gli amministratori locali in provincia di Varese, che apprezzano molto la nostra vicinanza ai bisogni reali delle persone e la nostra distanza dai partiti populisti di destra e di sinistra, che invece cercano facili consensi con false promesse e faciloneria. In altre parole, sono convinto che un partito debba crescere di pari passo con la propria capacità di fare le cose che servono al Paese e di instaurare un rapporto di fiducia e trasparenza con gli elettori. Questa coerenza è il nostro primo biglietto da visita e il principale strumento di radicamento nel territorio. Insieme ad un importante slancio di coinvolgimento verso tutti i cittadini e i gruppi che credono nella crescita di un’area politica di Centro, per superare il bipolarismo che negli ultimi vent’anni ha alimentato gli ascolti dei dibattiti televisivi, ma non ha migliorato affatto la vita degli italiani.

Su quale battaglia politica Italia Viva deve puntare per differenziarsi?

Le rispondo con una metafora. Questo Paese per molti versi è una macchina guasta, alla quale poco serve aggiungere carburante se prima non si ripara il motore. Fuori di metafora, all’Italia, prima ancora che le necessarie risorse economiche (penso ad esempio a quelle del PNRR), servono urgentemente riforme strutturali che riparino le tante storture che bloccano il Paese, portando soprattutto stabilità politica ed efficienza nella pubblica amministrazione. In questo senso siamo riformisti, per noi sinonimo di buon senso, buona amministrazione e risoluzione concreta dei problemi che affliggono gli italiani. Lo abbiamo fatto in questi anni a tutti i livelli e continueremo a farlo con determinazione. Il prossimo Congresso sarà un importante momento di rilancio del nostro progetto politico.