Emergenza carceri in Lombardia: Licata (Iv) porta in Consiglio il caso Miogni e l’esempio di Don David nel carcere di Busto.

Tratto da Varese7press.it

La situazione delle carceri lombarde è sempre più grave: il sovraffollamento, la carenza di personale e le strutture fatiscenti sono solo alcune delle gravi criticità che affliggono il sistema penitenziario regionale, minando il ruolo rieducativo delle carceri e generando condizioni lavorative  molto precarie per la polizia penitenziaria e tutto il personale”, così Giuseppe Licata, consigliere regionale di Italia Viva, intervenuto in aula questa mattina nel Consiglio Regionale dedicato all’emergenza carceri.

Licata ha portato in aula proprio l’esempio del carcere di Varese: “Il carcere dei Miogni dispone di una struttura vetusta, risalente al 1893, dichiarata in dismissione già nel 2001 e che oggi continua ad ospitare molti più detenuti della propria capacità, in condizioni igieniche e ambientali a dir poco problematiche. Solo nel 2017, grazie all’intervento dell’onorevole Maria Chiara Gadda, sono state installate le docce, ma tuttora in alcune di esse manca l’acqua calda”.

Continua Licata: “Bisogna dire grazie alla polizia penitenziaria e a tutto il personale carcerario, che, spesso in condizioni proibitive, riescono a far funzionare queste strutture, ma a prezzo di turni massacranti e sovente senza poter garantire pienamente la funzione rieducativa del carcere. Il tema riguarda sia lo Stato che la Regione, per questo Regione Lombardia deve esercitare la giusta pressione sul Governo, ma deve anche assumersi le proprie responsabilità, soprattutto nell’accompagnamento sociale, nella formazione professionale e nell’inclusione lavorativa dei detenuti”.

Il Consiglio si è concluso con l’approvazione di un documento condiviso tra maggioranza e opposizione che impegna Governo e Giunta Regionale ad intraprendere azioni concrete a favore delle carceri lombarde, tra queste più percorsi di formazione e inserimento sociale, nuovi fondi per le assunzioni e specifiche indennità per i sanitari che operano nelle carceri.

In conclusione del suo intervento Licata ha citato l’esempio virtuoso di Don David Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio: “Don David con grande ed encomiabile sforzo riesce a promuovere il reinserimento lavorativo dei detenuti grazie alla sua associazione La Valle di Ezechiele, costituendo in quel caso l’anello mancante tra la carcerazione ed il reinserimento sociale: in quest’aula abbiamo molto da imparare dall’esperienza di Don David. Adesso raccogliamo la sfida di fare che i Don David in Lombardia e in Italia possano continuare il proprio lavoro di affiancamento e sostegno, senza doversi di fatto sostituire alle Istituzioni, come è oggi”.

Funzioni sanitarie: mozione per mantenerle nelle aree ospedaliere di Busto e Gallarate

Tratto da VareseNoi.it

La richiesta, che approderà in Consiglio Regionale, porta le firme dei consiglieri Luca Ferrazzi, Samuele Astuti e Giuseppe Licata. Il primo: «Al di là di alcune dichiarazioni, non è scritto da nessuna parte che le funzioni saranno sostanziali. Poniamo la questione in vista degli Accordi di programma specifici, riguardanti i due sedimi». Sottolineatura sulla “petizione delle 13mila firme”.

Indicare in modo chiaro, nei due Accordi di programma dedicati, che le aree in cui sorgono gli attuali ospedali di Busto e Gallarate mantengano significative funzioni sanitarie anche dopo la realizzazione della nuova struttura a Beata Giuliana: è il primo impegno contenuto in una mozione che sarà trattata in Consiglio regionale. La presentano Luca Ferrazzi (Lombardia Migliore), Samuele Astuti (Partito Democratico) e Giuseppe Licata (Azione Italia Viva RE). Il testo è stato sottoscritto anche da Nicolas Gallizzi (Noi moderati), Paola Pizzighini (M5S), Manfredi Palmeri (LM), Martina Sassoli (LM).

«A parole – spiega Luca Ferrazzi – è emersa a più riprese, in diversi dibattiti, la volontà di mantenere funzioni sanitarie là dove oggi sorgono i due ospedali, in strutture che diventerebbero complementari a quella nuova. Ma di scritto, per ora, non c’è nulla. Ecco, con Astuti, Licata e gli altri firmatari della mozione condivido l’obiettivo di fare chiarezza su questo punto. Pensando, ovviamente, agli Accordi di programma che, dopo quello relativo al nuovo ospedale, devono essere elaborati per le aree di Busto e Gallarate».

La mozione elenca snodi significativi nel percorso di avvicinamento all’ospedale unico, dal 2016 al passato recente. Con un riflettore puntato su dichiarazioni del direttore generale Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, nella Commissione Sanità a novembre 2023: «L’Accordo di programma (sull’ospedale unico, Ndr) non disciplina e non prevede la destinazione di utilizzo dei plessi che verranno a liberarsi […] Questo dell’utilizzo delle aree, delle strutture dei vecchi ospedali sarà oggetto di singoli accordi di programma promossi, lo abbiamo detto esplicitamente, dalle singole Amministrazioni comunali… vede in questi ospedali un possibile rafforzamento dei presidi territoriali, sia case di comunità che ospedali di comunità, che però per dovere di cronaca noi abbiamo già ipotizzato e collocato sul territorioQuello che succederà negli ex ospedali deve essere oggetto di valutazione».

Ancora, nell’Accordo di programma sull’ospedale unico si legge che, nelle aree di quelli esistenti, si possa procedere alla rigenerazione «…anche mantenendo funzioni sanitarie…». «Si dice “anche” – ragiona Ferrazzi – ce n’è abbastanza per pensare che le funzioni sanitarie da mantenere nelle aree di Busto e Gallarate potrebbero non essere necessariamente significative e risultare, invece, residuali. La mozione esprime la volontà opposta».

Il testo contiene altri due punti: la garanzia che le strutture esistenti continuino a dare adeguate risposte ai bisogni della popolazione fino all’entrata in funzione dell’ospedale a Beata Giuliana («La situazione ci preoccupa – afferma Ferrazzi – per la sofferenza degli ospedali e per i tempi necessari alla partenza del nuovo nosocomio») e la stipula di convenzioni Asst/università, così da potenziare gli organici con l’ingresso di medici specializzandi.

«La mozione – conclude Ferrazzi – non può certo essere tacciata di essere strumentale. Credo, fra l’altro, vada in una direzione che possa essere apprezzata dalle Amministrazioni comunali interessate». Considerazioni alle quali il consigliere ne aggiunge un’altra sulla nota “petizione delle 13mila firme” (vedi qui). Presentata in Commissione Sanità (e citata nella mozione sottoscritta con Astuti e Licata) sembra finita in un limbo: «Che si fa, la archiviamo? Andrebbe discussa, non farlo sarebbe come minimo irrispettoso».

In commissione Sanità la petizione per il mantenimento dell’ospedale di Gallarate, Licata (IV): «Petizione sia occasione per risolvere criticità e lacune dell’accordo di programma»

Tratto da VareseNoi.it

«Tredicimila firme vogliono dire che il percorso decisionale ha mancato di trasparenza»: così il consigliere regionale di Italia Viva in commissione Sanità al Pirellone. È stata presentata la petizione promossa dal consigliere di Gallarate Massimo Gnocchi per chiedere il mantenimento del Sant’Antonio Abate.

“13.000 firme vogliono dire che questo accordo di programma presenta troppe incognite, criticità e lacune e che il percorso decisionale ha mancato di trasparenza”, così il consigliere regionale Giuseppe Licata (Italia Viva) intervenendo in commissione Sanità durante la presentazione della petizione promossa dal consigliere comunale di Gallarate Massimo Gnocchi per chiedere il mantenimento dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate.

“Rilevo – spiega Licata a margine della commissione – che l’attuale accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale di Busto Arsizio e Gallarate abbia una natura più infrastrutturale che sociale e sanitaria, non chiarendo soprattutto la futura destinazione delle due strutture ospedaliere di Gallarate e di Busto Arsizio e non fornendo sufficienti garanzie sulla effettiva offerta e qualità dei servizi sanitari in quel territorio quando i lavori saranno ultimati, né nella fase transitoria di esecuzione delle opere.

La petizione presentata oggi in Commissione ritengo debba rappresentare un’occasione per una necessaria e più approfondita discussione sull’accordo di programma del nuovo Ospedale, chiarendone gli aspetti più nebulosi e introducendo una nuova visione d’insieme che vada oltre il semplice progetto dell’immobile.

Una integrazione, insomma, all’attuale accordo di programma, che intendiamo formalizzare all’interno di una Risoluzione, da costruire in Commissione Sanità e portare poi in Consiglio Regionale, ovviamente con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. Questa la proposta che, insieme ad altri consiglieri regionali, faremo all’Assessore Guido Bertolaso e alla presidente della Commissione Sanità Patrizia Baffi”, conclude.